Data di pubblicazione: 25/09/2025

Se sei un’autrice o un autore di narrativa, sai bene che il tuo obiettivo più grande è creare un’esperienza indimenticabile per chi legge. Vuoi che i lettori si perdano tra le pagine, che si innamorino dei tuoi personaggi, che sentano le loro stesse emozioni e che, alla fine, non riescano a staccarsi dal tuo romanzo. In altre parole, vuoi scrivere storie che siano un’esperienza e una forma di comunicazione, non solo di espressione. Uno dei segreti per raggiungere questo risultato si nasconde dietro un concetto apparentemente semplice: la scrittura trasparente. Ma che cos’è esattamente?
La scrittura trasparente

La scrittura trasparente è un approccio stilistico che rende la presenza dell’autore o dell’autrice invisibile all’interno del testo. L’obiettivo è azzerare la distanza tra la storia e il lettore, permettendo a quest’ultimo di vivere gli eventi direttamente attraverso gli occhi, i sensi, i pensieri e le emozioni del personaggio. Questo non significa che il tuo stile di scrittura non esista. Al contrario, significa che lo stai usando come un ponte invisibile per far entrare il lettore nel mondo che hai creato.
È uno stile che si basa sulla padronanza di principi ben precisi. Non regolette, come afferma spesso chi parla per sentito dire. Mentre lo scrittore professionista sa che ogni scelta stilistica ha delle conseguenze, l’aspirante autore deve comprendere che l’efficacia della prosa dipende dalla sua capacità di permettere l’immersione. Questo risultato si può ottenere anche con un narratore onnisciente, ma non è semplice. Il vero motivo per cui si consiglia di iniziare a studiare prima la scrittura trasparente è questo: è molto più semplice da padroneggiare rispetto ad altri stili di scrittura. Inoltre, la narrativa moderna mira sempre di più a far vivere un’esperienza al lettore.
La scrittura trasparente si contrappone a uno stile in cui la voce del narratore si sovrappone alla storia, guidando il lettore con commenti o giudizi, tipico della focalizzazione zero o di un narratore onnisciente troppo invadente. Una delle argomentazioni a favore della scrittura trasparente è che nella vita reale non esiste una voce narrante che ci spiega cosa sta accadendo: siamo noi a interpretare quanto succede nella nostra vita. Lasciar liberi i lettori di ragionare con la propria testa sul significato degli eventi è un approccio basato sulla fiducia, e si adatta in particolar modo a generi come il fantasy e il romance, dove l’empatia e il legame con il protagonista sono cruciali per la riuscita del romanzo.
La scrittura trasparente e il punto di vista

Il punto di vista (o focalizzazione) è la prospettiva dalla quale il lettore osserverà gli eventi. Ho notato che molti autori alle prime armi identificano l’espressione “punto di vista” con il “personaggio seguito” dalla scena. Non basta seguire un personaggio per rendere una scena focalizzata dall’interno.
Esistono tre tipi principali di focalizzazione:
- Focalizzazione interna: la storia è percepita attraverso i sensi, i pensieri e le emozioni di un singolo personaggio. Il lettore vede e sa solo ciò che sa il personaggio in quel momento. Questo è l’approccio alla base della scrittura trasparente.
- Focalizzazione esterna: ci si muove come fantasmi tra le vicende, percependo tutto dall’esterno, senza accedere ai pensieri o ai sentimenti dei personaggi.
- Focalizzazione zero: Il narratore sa tutto di tutti i personaggi, pensieri e sentimenti inclusi.
La scrittura trasparente si fonda su un utilizzo sapiente della focalizzazione interna. La scelta più comune è il narratore in terza persona limitata, che segue un solo personaggio alla volta. In questo modo, l’autore può far entrare il lettore nella mente del protagonista, un elemento cruciale per creare un’esperienza emotiva profonda, specialmente nel romance, dove le sequenze di pensieri spesso sono preponderanti rispetto al resto. Inoltre, le reazioni e le emozioni non devono essere stereotipate, ma cucite sul singolo personaggio, caratterizzanti. E non si tratta solo di sapere cosa pensa il personaggio, ma di viverlo “dentro e subito”, non “fuori e a posteriori”. La tua mente deve diventare la mente del personaggio per la durata della scena.
Uno degli aspetti che trovo più affascinanti della scrittura trasparente è proprio il suo costringere (in senso buono) chi scrive a calarsi nei panni di un personaggio, magari molto diverso da sé, con valori e uno stile di vita diversi. Pensiamo a un assassino che l’autore voglia farci trovare simpatico. Per raggiungere questo risultato, è necessario esercitare l’empatia e non arrivare dall’alto a giudicare le sue azioni.
Show, don’t tell

Il principio fondamentale per una prosa efficace è senza dubbio lo show, don’t tell (mostra, non raccontare). Si tratta di una tecnica che va ben oltre il semplice consiglio letterale, perché significa che invece di riassumere o spiegare ciò che accade, devi mettere in scena gli eventi.
Vediamo la differenza con un esempio:
- Tell (raccontare): “Marco era arrabbiato.”
- Show (mostrare): “Marco incrociò le braccia al petto e corrucciò le labbra. Il respiro gli si bloccò. Doveva trovare una soluzione.”
Nel primo esempio, stai dando al lettore un’informazione. Nel secondo, stai facendo percepire le sensazioni, le reazioni del personaggio e i suoi pensieri, permettendogli di decifrare la sua emozione da sé. La scrittura trasparente si basa sul mettere in scena per favorire l’immersione. L’autore non commenta né giudica, ma lascia che i dettagli della scena parlino da soli. Il lettore non interpreta le emozioni, ma le vive in prima persona.
La scrittura immersiva

La scrittura immersiva è un’evoluzione della scrittura trasparente. Non si ferma solo al “mostrare” le emozioni, ma si spinge più a fondo, sfruttando ciò che le neuroscienze ci insegnano su come funziona il cervello umano. Si basa sulla teoria della cognizione incarnata (embodied cognition), secondo la quale la mente e il corpo non sono separati, e le emozioni, i concetti astratti e persino il linguaggio vengono elaborati attraverso simulazioni fisiche e sensoriali.
Quando scrivi, non stai semplicemente creando una storia; stai attivando i neuroni specchio del lettore, invitandolo a sentire ciò che il tuo personaggio sente. Hai presente quando a un funerale tutti iniziano a piangere e provi l’impulso di farlo anche tu? È il motivo per cui un pugno ben descritto fa male anche a chi legge, così come un bacio appassionato fa battere il cuore. Questo tipo di scrittura va oltre la semplice descrizione: si concentra sulla sensorialità e sull’interiorità come punti di forza.
L’obiettivo è creare una catarsi autentica, quella sensazione di liberazione che deriva dal diventare, per un attimo, qualcun altro. Non si tratta di provare simpatia dall’esterno, ma di vera empatia, quel mettersi nei panni altrui che sempre più spesso manca al giorno d’oggi, soprattutto nel mondo dei social. Senza questa profonda connessione, la narrativa moderna perde il suo potere più grande.
Scrittura trasparente e voce autoriale

Molti autori e autrici credono erroneamente che per ottenere uno stile trasparente si debba sacrificare la propria voce autoriale. Se l’obiettivo è far sentire il lettore all’interno della storia, non si rischia di creare un testo piatto, anonimo, privo di personalità?
La risposta è no, e l’errore sta proprio nel confondere la voce autoriale con il commento esplicito del narratore. La voce autoriale non è il “raccontare” o il “giudicare” i personaggi dall’alto, ma è l’essenza stessa del tuo stile, la tua impronta digitale narrativa. È la somma di tutte le tue scelte stilistiche: la sintassi, il ritmo delle frasi, il lessico, la selezione dei dettagli, persino le metafore che utilizzi. La tua voce a livello macroscopico è il modo in cui costruisci le scene, dosi le informazioni e crei il mondo narrativo.
La voce autoriale è il modo in cui gestisci la tensione narrativa, il ritmo, la progressione delle scene. È il modo in cui decidi quali informazioni mostrare e quali no, quali dettagli inserire e quali omettere. La scrittura trasparente, lungi dal sopprimere la tua voce, ti costringe a renderla più sottile e sofisticata. Sei tu a decidere se far piovere per rendere una scena più cupa, o se usare un dialogo tagliente per mostrare l’ostilità tra due personaggi.
Invece di eliminare l’autore, la scrittura trasparente lo eleva. Lo trasforma da semplice narratore a burattinaio invisibile che tira i fili della storia con maestria. Le tue scelte stilistiche, il tuo modo unico di far danzare le parole sulla pagina, si fondono con il punto di vista del personaggio, creando un’esperienza di lettura profondamente personale e indimenticabile. Un esempio eccellente di questo si trova nella narrativa fantasy, dove la voce dell’autore deve essere abbastanza forte da costruire un intero mondo, ma abbastanza sottile da permettere al lettore di viverci dentro.
Un narratore onnisciente che si interpone tra il lettore e la storia con commenti o spiegazioni (“Luca era così triste che non voleva uscire di casa.”) non dimostra la forza della voce autoriale, ma spesso rivela una mancanza di padronanza della stessa, senza contare la scarsa originalità di certe considerazioni.
Al contrario, uno scrittore che padroneggia la scrittura trasparente riesce a infondere la sua voce in ogni singola parola, pur rimanendo invisibile. Un autore esperto può trasmettere la tristezza di Luca attraverso i dettagli della scena, la scelta delle parole e il ritmo della prosa, senza mai doverlo dire esplicitamente, anche sfruttando tecniche avanzate. Ad esempio: “Il pulviscolo danzava nell’aria nella luce del pomeriggio. Luca non si era mosso dal divano per ore, la mano allungata verso il telefono spento sul tavolino, nella speranza che si riaccendesse col suo sguardo.”
La chiave è la consapevolezza

Come afferma Livio Gambarini nel suo Manuale di Stile, “Il fulcro della maestria non è nell’aderenza perfetta a un canone teorico o stilistico, ma nella consapevolezza di ciò che si fa e nella padronanza delle conseguenze che si otterranno.” Questo concetto è cruciale per la scrittura trasparente. Non si tratta di seguire una lista di regole, ma di capire a fondo come il lettore percepisce il testo.
Se il tuo scopo è creare un’esperienza immersiva, devi essere consapevole che ogni elemento che ti pone tra il lettore e il personaggio indebolisce il tuo obiettivo. Questo non significa che il narratore onnisciente sia sbagliato, ma che è uno strumento con un fine diverso (e non è una scelta scontata, richiede molta maestria!). Il narratore onnisciente è perfetto per le storie in cui l’autore vuole commentare la società, le usanze e la moralità dei personaggi. Non è la scelta ideale per i generi che richiedono un legame empatico profondo e immediato, come il romance o il fantasy moderno.
La scrittura trasparente (e immersiva) non è una tecnica che elimina la tua personalità, ma una scelta stilistica che ti richiede di affinare il tuo mestiere. Ti spinge a diventare un maestro del show, don’t tell, a usare la focalizzazione interna con precisione chirurgica e a infondere la tua voce autoriale in ogni dettaglio della scena, senza che il lettore se ne accorga, proprio come Dio con la sua creazione.
E quando un lettore chiuderà il tuo romanzo e si sentirà come se avesse vissuto una vita intera non al fianco dei tuoi personaggi, ma come uno di loro, saprai di aver raggiunto la vetta della scrittura immersiva.
Articolo comparso sulla rivista Indiezine.
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