Concept, pitch e sinossi

Concept, pitch e sinossi: la chiave per entrare nel mondo editoriale (e nella mente dei lettori)

Qualsiasi storia inizia da una singola idea, ma non tutte riescono a farsi ascoltare. In un mondo editoriale dove la selezione è frenetica, le proposte sono numerosissime e l’attenzione si riduce ogni giorno di più, imparare a presentare un progetto in modo sintetico, chiaro e suggestivo è diventato fondamentale.

È questo il sentiero tracciato dal concorso per fantasy inediti Premio Arcimago, lanciato da Rotte Narrative. Per candidarsi occorrono un concept, un pitch e una sinossi già in fase di selezione. Che tu stia pensando di proporre il tuo romanzo a una casa editrice o di pubblicarlo in self-publishing, saper raccontare la tua storia prima ancora che venga letta è un requisito essenziale per far emergere il tuo manoscritto tra la massa.

Ma cosa sono concept e pitch? Si tratta di paratesti, cioè testi complementari al manoscritto, dal taglio squisitamente pubblicitario.

Concept

Il concept è una sintesi potente, non un semplice riassunto. Si tratta di una frase o due che catturano l’essenza unica della tua storia (25 parole per il Premio Arcimago). È quella scintilla originale e differenziante che può far scattare la curiosità di un editore o di un lettore in pochi secondi. Talvolta è l’idea che ha dato origine alla storia, ma non sempre.

Un buon concept deve esprimere un punto di vista distintivo o un’idea forte, evocare una tensione o un conflitto centrale, avere un potenziale narrativo ampio e offrire chiarezza immediata sul tipo di storia in termini di genere, tono e target.

«In una città dove la musica è vietata, una giovane scopre che la sua voce può distruggere il regime.»

In una sola frase sappiamo che tipo di mondo ci aspetta, chi è la protagonista e qual è il suo potenziale, qual è il conflitto principale e – soprattutto – sentiamo il tono drammatico della narrazione.

«L’avventura degli infiniti universi nel contesto minimalista di un condominio: non eroi o villain, ma inquilini in lotta per la salvezza del mondo.»

Ecco il concept del progetto Multiverso, Scala B, che ha ricevuto il golden buzz nell’edizione del Premio Arcimago di quest’anno: gli ingredienti sono mescolati tra loro in una sintesi efficace, in cui non c’è spazio per parole o concetti inutili.

Non esiste un’unica modalità per scrivere un concept, perché ogni storia ha le sue specificità, tuttavia, dopo aver analizzato i 100 concept e i 100 pitch che hanno superato la prima fase del Premio Arcimago nell’edizione di quest’anno, ho creato uno schema da usare come base quando non hai altre idee.

Schema replicabile per la stesura del concept

«In un mondo dove [regola unica], un [protagonista con peculiarità] dovrà compiere [azione chiave] per raggiungere [obiettivo], ma incontrerà [ostacolo principale].»

Pitch

Il pitch rappresenta il cuore della tua storia condensato in circa dieci righe (100 parole per il Premio Arcimago). È un riassunto narrativo mirato, che serve a presentare la tua storia: è come se fosse un trailer scritto. Deve il nome all’elevator pitch, una breve presentazione persuasiva progettata per catturare l’attenzione di un interlocutore in poco tempo, solitamente il tempo di un viaggio in ascensore.

Nel caso di un manoscritto, deve introdurre il protagonista e la situazione iniziale, mostrare cosa cambia attraverso l’evento scatenante, presentare il conflitto centrale, offrire una posta in gioco chiara e lasciare una domanda aperta o una tensione irrisolta.

Attenzione: il pitch non racconta tutto. Suggerisce, promette, coinvolge. Deve essere avvincente, sintetico, strutturato e far venire voglia di saperne di più.

Ecco il pitch del progetto Multiverso, scala B: «Può una riunione di condominio determinare il futuro dell’umanità? Nel Multiverso la lotta tra luce e buio provoca gli “inneschi”, accumuli di energia in grado di annientare un intero universo. Un innesco si è formato nel condominio “Palazzina 1”, carico all’inverosimile di energia cui manca un nonnulla per esplodere. Quel nonnulla sarà la decisione di rifare o meno l’impianto di riscaldamento. Così gli affiliati alle due fazioni (Big Calm e Dark Verso) infiltrati nel condominio come inquilini, combattono una battaglia per ottenere la maggioranza dei millesimi, dalla quale dipende la salvezza o la distruzione del nostro mondo.»

Nel caso del Premio Arcimago, il concept e il pitch non sono elementi accessori: sono criteri di selezione centrali. Chi legge le candidature si trova davanti centinaia di proposte, quindi la capacità di colpire in poche righe fa la differenza tra essere selezionati o ignorati.

Ma l’utilità di concept e pitch non si ferma qui, perché questi paratesti sono utili anche per chi voglia proporre il proprio progetto a case editrici o agenzie. Nel processo editoriale tradizionale, il manoscritto e la sinossi sono i primi elementi richiesti. Immagina di presentarti in fiera o via e-mail con un pitch, più breve della sinossi e studiato per coinvolgere la persona destinata alla selezione dei progetti.

Avrai una possibilità in più per tanti motivi: leggere il pitch richiede meno tempo e può essere molto più coinvolgente, dato che la sinossi è un testo solo tecnico. Dimostrerai consapevolezza editoriale, perché sai dove posizionare la tua storia, chi può leggerla e cosa la rende diversa dalle altre, e inoltre rispetto del tempo altrui.

Se però il tuo pitch è vago, confuso o troppo lungo, è probabile che il tuo manoscritto non venga nemmeno aperto.  Pensaci: hai ideato tu la storia, e la conosci meglio di chiunque altro. Chi meglio di te può scrivere un pitch coinvolgente?

Anche se scegli il self-publishing, il pitch può esserti molto utile. Infatti nella maggior parte dei casi sarai tu a dover scrivere i paratesti che accompagneranno il libro verso i tuoi lettori ideali. Il pitch diventa la quarta di copertina, il concept può diventare lo slogan all’interno di una grafica accattivante da proporre sui social.

Errori comuni

Ogni giorno leggo quarte di copertina di autori che pubblicano in self-publishing piene di banalità, vaghezza, complimenti più o meno velati alla propria opera.

Magari questi testi sono stati scritti con ingenuità, ma tradiscono un modo di pensare implicito e pericoloso: non basta fornire un attributo a un’opera per renderla tale. In questo senso, concept e pitch incarnano il principio del mostrare applicato alla pubblicizzazione del tuo libro. Se non sai scrivere un buon concept e un buon pitch, rischi che nessuno si accorga della sua esistenza.

Un altro errore frequente è confondere il concept con il tema. Invece di scrivere “È una storia sull’amore e la libertà” (ce ne sono milioni!), sarebbe più efficace dire “In una dittatura dove i pensieri vengono puniti, due giovani si innamorano clandestinamente attraverso sogni condivisi.”

Altro errore comune è scrivere pitch troppo lunghi o dispersivi. Evita frasi generiche come “La protagonista è una ragazza come tante, poi succedono tante cose che cambiano tutto” e sii specifico, usando nomi, eventi chiave e parole evocative.

Molti autori tendono a parlare del progetto in modo astratto. Invece di dire cose ovvie come “Questo libro vuole emozionare” (quale libro vorrebbe far annoiare?), mostra attraverso la premessa narrativa. Evita di descrivere il mondo senza il personaggio, a meno che la tua non sia una storia corale. Piuttosto che “Un mondo fantasy dove la magia si impara scrivendo con inchiostro vivente”, prova con “Quando Orin, apprendista scriba, rovescia accidentalmente l’inchiostro delle anime, evoca una guerra tra clan che può cancellare la storia stessa.”

Schema replicabile per la stesura del pitch

“[Nome], [età e tratto distintivo], vive in [luogo unico]. Quando [evento scatenante], dovrà [azione difficile]. Nel farlo, scopre che [rivelazione]. Con l’aiuto di [alleati o strumenti], dovrà affrontare [ostacoli] per raggiungere [obiettivo], altrimenti rischia di perdere [posta in gioco].

Chiusura A (colpo di scena): E se il vero nemico fosse [sorpresa]?

Chiusura B (domanda drammaturgica): Riuscirà a ottenere [obiettivo] o [conseguenze del fallimento]?”

La domanda drammaturgica è una domanda chiave che solleva il conflitto principale e la tensione della storia.

Sinossi

La sinossi è un paratesto riassuntivo che racconta l’intera trama del tuo romanzo, compreso il finale, nello spazio di circa 300 parole (600 per il Premio Arcimago). Non è promozionale come il concept o il pitch: è uno strumento tecnico del mondo editoriale, pensato per permettere a chi seleziona (editor, agenti, giurati ecc.) di valutare la struttura, la coerenza e lo sviluppo narrativo della tua storia. Non è quindi destinato ai lettori.

Di solito si scrive in terza persona al presente, anche se il romanzo è in prima persona o in un altro tempo verbale. La sinossi essere chiara, ordinata, priva di suspense e ambiguità: l’obiettivo non è incuriosire, ma dimostrare che hai un progetto narrativo solido.

A differenza del pitch, che promette e suggerisce, la sinossi rivela tutto: deve contenere l’incipit, l’evento scatenante, lo sviluppo centrale, l’arco dei personaggi principali e il finale. Sì, anche il finale. L’ho ripetuto tre volte perché sono troppi i casi in cui nelle sinossi manca questo elemento.

Per la sinossi, a meno di avere stabilito un intreccio particolare, si può seguire lo sviluppo cronologico delle vicende, scendendo nei dettagli solo nel caso in cui questi siano indispensabili per la comprensione della progressione della trama.

Consigli per migliorare nella scrittura dei paratesti

Per migliorare nella scrittura di paratesti efficaci, prova a scrivere un concept, un pitch e una sinossi al giorno. Prendi una storia famosa e scrivine il concept in una frase, poi prova a farlo con una tua idea.

Ad esempio, per Titanic potresti scrivere: “Una ragazza dell’alta società si innamora di un artista squattrinato su una nave destinata ad affondare.”

Nota anche come in questo concept è implicito il livello di conflitto che nasce dalla contrapposizione degli elementi [alta società] e [squattrinato].

Prova ad applicare gli schemi che ho teorizzato in questo articolo, ma non ti ci fossilizzare: sperimenta, pensa in modo creativo.

Guarda trailer e leggi quarte di copertina di libri e film di successo. Molti pitch efficaci si trovano proprio lì, nella descrizione breve di un film o di un libro. Scomponili per capire cosa funziona e perché.

Inoltre, fai leggere i tuoi concept e pitch a dei completi estranei. Spesso chi scrive conosce troppo bene la propria storia per capire l’effetto di questi testi sui lettori. Un occhio esterno può dirti se il tuo concept riesce davvero a catturare l’attenzione di chi legge.

Conclusioni

Saper scrivere un buon concept e un buon pitch rappresenta una forma di professionalità narrativa. Non è un trucco di marketing, ma la capacità di capire cosa rende forte la tua idea e comunicarla con precisione e immaginazione. È lo strumento che può permetterti di emergere in un contesto come quello del Premio Arcimago, di farti leggere da un editore e di convincere un lettore a dare una possibilità al tuo libro.

In un settore dove tutti raccontano storie, la tua deve saper raccontare sé stessa in una manciata di righe. Concept e pitch non sono formule magiche, ma architetture narrative in miniatura. Richiedono lavoro, attenzione e spesso più riscritture dell’incipit stesso.

Se stai scrivendo un romanzo, se stai partecipando al Premio Arcimago o vuoi pubblicare in self-publishing, inizia da qui: non con tutta la tua storia, ma con l’essenza. Con il cuore che batte in dieci righe. La padronanza di questi strumenti rappresenta un investimento fondamentale per qualsiasi autore che voglia far sentire la propria voce nel panorama editoriale contemporaneo.

Guarda la serie sull’analisi dei pitch del Premio Arcimago

Articolo comparso sulla rivista Indiezine.

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