Data di pubblicazione 25/11/2025

Come si fa a creare un’esperienza di lettura talmente vivida da far credere al lettore adulto di essere in volo sul dorso di un drago? La risposta è nel concetto di rappresentazione con lo show, don’t tell, un principio che ogni scrittore dovrebbe tatuarsi sul polso.

Più che una tecnica, direi che è LA tecnica.
– Diego Di Dio, docente di scrittura presso Saper Scrivere
Cosa significa mostrare
Ma cosa significa esattamente mostrare?
Mostrare significa rappresentare, mettere in mostra, mettere in scena.
La vera rappresentazione non accetta dichiarazioni di intenti, ma esige un’esecuzione impeccabile. È un atto di fede verso il lettore, una promessa che non gli darai informazioni di seconda mano, ma lo catapulterai nell’azione.

Sono una pianista straordinaria, le mie dita scorrono sulla tastiera senza sforzo, e ogni volta che suono racconto una storia.
Se dicessi una cosa del genere, mi crederesti? Sarebbe solo una frase compiaciuta, forse anche un po’ arrogante. L’unico modo per dimostrarlo è sedermi al pianoforte e far scivolare le dita sui tasti. Solo allora potresti verificare se davvero riesco a dare voce alla musica, se le mie mani hanno la precisione, la forza e la dolcezza che le parole da sole non sanno raccontare.
Nella narrativa funziona esattamente allo stesso modo. Non puoi dire che il tuo mondo fantasy è pericoloso o che la protagonista del tuo romance è timida. Devi far vedere la cicatrice sull’avambraccio del guerriero, il balbettio e il rossore sulle guance della ragazza.
Suggerire, non spiegare
L’autore dovrebbe più spesso suggerire, non spiegare.

Mi piego su un ginocchio e frugo nelle taschine interne, con l’elastico lego i capelli in una coda alta. Devo lavorare, non andare a una sfilata di moda. Mi faccio scivolare la cinghia sulla spalla e arriccio le labbra: di sicuro mi ha martoriato la pelle.
Qui il testo non dice direttamente “la protagonista è stanca, sudata, infastidita e un po’ insicura”, ma lo mostra attraverso:
- i gesti concreti (frugare, legare i capelli, sistemarsi la tracolla);
- le sensazioni fisiche (la pelle martoriata, la coda alta per praticità);
- un pensiero di autoironia e frustrazione (“devo lavorare, non andare a una sfilata di moda”), che svela il suo stato d’animo senza spiegarlo.
È mostrato perché il lettore deduce tutto (stanchezza, disagio, carattere) senza la necessità di dichiararlo.
Per contrasto, ecco come sarebbe raccontato:
Ero stanca, sudata e un po’ nervosa. Non mi sentivo a mio agio con il mio aspetto.
Tutti possiamo sentirci stanchi, sudati, un po’ nervosi e non a nostro agio con il nostro aspetto. Ma solo la protagonista può comportarsi nello specifico modo determinato dall’autrice, ed è proprio questo che la caratterizza.
In parole semplici, anziché limitarti a descrivere uno stato d’animo, un’azione o un’emozione, devi farla percepire al lettore attraverso scene concrete, gesti, dialoghi e dettagli sensoriali.
L’arte dello show, don’t tell è lo strumento che ti permette di trasportare il lettore nel mondo che hai creato, facendogli provare le stesse sensazioni dei tuoi personaggi (sì, anche quando scegli una narrazione non focalizzata internamente!).
Perché raccontare è la morte della narrativa per lettori adulti

Spesso, soprattutto agli inizi, si tende a “raccontare” troppo. È una tendenza naturale. La mente umana lavora per astrazioni e riassunti, e quindi è facile trasferire questa modalità di pensiero sulla pagina.
Ma raccontare crea distanza: è come se ti ponessi tra il lettore e la storia, spiegando ogni cosa. È come se continuamente gli dicessi: “Vedi, io so che non sei in grado di comprendere, quindi ti prendo per mano come un bambino e ti spiego le cose per essere certo al 100% che non fraintenderai.”
Da un lato non ti fidi del tuo lettore, perché gli comunichi la tua sfiducia. Dall’altro non ti fidi di te, perché temi che le tue parole siano fraintese (e questo spesso succede quando non si ha ancora abbastanza consapevolezza nella scrittura).
Esempi:
- Appoggio la fronte sul palmo, la tazza di caffè ormai fredda sembra fissarmi. La schiuma si è ritirata, lasciando un cerchio beige sul bordo. Sul tavolo c’è una pila di fogli, tutti con lo stesso appunto: da finire. Li sposto da destra a sinistra, come se cambiare posto ai problemi potesse risolverli.
Non dice mai “sono stanca” o “non ho voglia”, ma compie gesti ripetitivi e inutili, interagendo con l’ambiente: il caffè freddo, la postura.
- Controllo il telefono. Niente. Lo poggio sul divano. Due secondi e lo riprendo. Il battito delle dita sullo schermo fa più rumore del mio respiro affannoso. Smettila di guardare le spunte! Ma lo sguardo ci torna da solo.
L’ansia è mostrata nei gesti nervosi e nel ritmo breve delle frasi.
- Mi fermo davanti alla finestra. Appoggio la fronte al vetro, è freddo. Fuori piove, ma piano, come se il cielo avesse paura di disturbare. Traccio una linea nella condensa, poi lo cancello con la manica. Dietro di me, la moka borbotta: la lascio parlare da sola.
Si percepiscono solitudine e malinconia attraverso la scena.
Come mostrare?

Ora che abbiamo capito l’importanza del principio show, don’t tell per creare un’esperienza di lettura memorabile, vediamo quali sono gli strumenti concreti che puoi utilizzare per trasformare le tue idee in scene vivide.
1. I cinque sensi
Il modo più efficace per far vivere la storia al lettore è coinvolgerlo a livello sensoriale. Attenzione: non limitarti alla vista. Che odori ci sono nell’aria? Che suoni e rumori si sentono? Qual è la consistenza degli oggetti che il tuo personaggio tocca? Che sapore ha il cibo che mangia?
In un romanzo fantasy, dove i mondi sono spesso ricchi di dettagli unici, l’uso dei sensi è cruciale. Immagina un personaggio che entra in una foresta incantata. Che profumo ha l’aria? Di muschio umido e resina? Che rumori si sentono? Il fruscio delle foglie sotto i piedi, il canto lontano di una creatura magica? E in un romance, invece, un tocco, un profumo e il sapore di un bacio possono comunicare un’intimità e una passione che una semplice descrizione – per quanto elaborata – non potrebbe mai eguagliare.
2. Azione e reazione
Ogni scena dovrebbe essere costruita come una sequenza di causa ed effetto. Un personaggio agisce, un altro reagisce, e così via, creando una catena di eventi che fa progredire la trama. Evita di riassumere le azioni dei tuoi personaggi. Falli agire, e lascia che le loro scelte parlino per loro.
Quando l’assassino si avvicinò, Marco si sentì minacciato.
Oltre a essere riassuntivo, risulta anche banale.
L’ombra si allungò sulla parete di pietra, e il ticchettio delle gocce d’acqua nell’oscurità si fermò. Marco indietreggiò, la mano che stringeva l’elsa della spada, le nocche bianche. Non c’era bisogno di vederlo per sapere chi era.
Nota che l’azione non è solo quella fisica. Può essere anche una scelta, un silenzio improvviso, un cambiamento nello sguardo.
3. Dialoghi rivelatori
I dialoghi sono uno strumento potentissimo di mostrato. I personaggi non devono spiegare al lettore il loro stato d’animo o la propria storia. Devono rivelarlo attraverso il modo in cui parlano, le parole che scelgono, le pause, il linguaggio del corpo.
4. La caratterizzazione dell’ambiente e dei personaggi
Il tuo mondo, i tuoi personaggi, le loro relazioni: tutto deve essere costruito su dettagli specifici e significativi. I dettagli sono la linfa vitale del vero show, don’t tell. Bisogna evitare però di cadere in alcuni errori comuni tra i principianti, come l’iperdescrittività o la casualità.
I dettagli non devono essere casuali o inseriti solo per uno scopo estetico.
Come si veste un personaggio? Che oggetto porta sempre con sé? Ha un tic nervoso? Questi piccoli dettagli rendono un personaggio reale e unico.
5. Il pensiero del personaggio
In una narrazione a focalizzazione interna, il pensiero del personaggio è uno strumento dello show, don’t tell dalle incredibili potenzialità. Puoi dare al lettore accesso diretto alle insicurezze, alle paure e ai desideri del tuo protagonista, soprattutto quando le emozioni sono complesse e non del tutto deducibili da manifestazioni sensoriali.
Esempio:
Ho una fitta al cuore. Cos’è la felicità? Non ci ho mai pensato fino in fondo. Sì, potrei essere felice con Sara, ma poi, una volta che gli altri ci vedranno, cosa diranno? Adesso siamo qui, in questa bolla fuori dal mondo che non può durare per sempre. Ma domani? Stringo il lenzuolo.
Qui, l’autrice non si limita a dire che il personaggio è preoccupato in modo generico di ciò che gli altri avrebbero pensato di lui e Sara, ma ci porta direttamente nella sua mente, facendoci percepire la sua lotta interiore, la sua paura dei giudizi.
Dalla narrativa alla vita

Lo show don’t tell è un principio guida che ti spinge a pensare in modo più visivo e sensoriale. Impara a fidarti del tuo lettore, a dargli gli strumenti per interpretare le scene da solo, e a non aver paura di lasciare che le emozioni e le motivazioni dei tuoi personaggi emergano dalle loro azioni, dai loro dialoghi (e dai loro silenzi!), dai loro pensieri.
Perfezionare lo show, don’t tell è un processo continuo. Ogni volta che scegli di mostrare anziché raccontare, stai facendo un passo avanti per scrivere un romanzo che non solo viene letto, ma viene vissuto.
La tua storia ha il potenziale per essere un’esperienza indimenticabile. Sii contemporaneamente lo sceneggiatore, il regista e l’attore che la mette in scena.
Il consiglio personale con cui voglio lasciarti è: applica lo show, don’t tell alla tua vita. Smettila di dire che sai suonare il piano in modo emozionante. Fallo, e dimostra a te stesso e al mondo di cosa sei capace.
I fatti contano più di mille parole.
Articolo comparso sulla rivista Indiezine.





